Fin da piccola, cresciuta in un background culturale rurale, elementi immancabili erano il lunario e l’almanacco. Per molti un mero capriccio folklorico, gli almanacchi sono stati alla base della definizione del tempo e delle attività umane nella nostra penisola con certezza a partire dalla cultura romana, ma già molto prima nel resto del pianeta. Gli almanacchi più antichi vengono identificati con gli emerologi babilonesi, quindi almeno nel III millennio a.C., ed erano fondamentali per le pratiche cronomantiche utilizzate per comprendere quando e come compiere determinati compiti o azioni.
Il nome almanacco deriva molto probabilmente dall’arabo andaluso المناخ al-manākh, termine dall’etimo ancora non preciso, ed è un insieme di indicazioni astronomiche anche dette efemeridi (dal greco ἐφημερίς, agenda), di previsioni meteorologiche e indicazioni agricole o di navigazione. Il contenuto più importante in antichità, però, erano le indicazioni su quali fossero i giorni fausti o infausti. Oggigiorno, invece, son rimaste le previsioni meteorologiche e le indicazioni agricole, in Almanacchi come il Barbanera o quello di Frate Indovino, che includono altresì indicazioni sulle festività nazionali e religiose e suggerimenti morali o per le faccende quotidiane.
L’essere umano, nella sua evoluzione, ben prima dello sviluppo della scrittura, ha utilizzato il cielo per definire le direzioni geografiche e il passare del tempo. In un mondo in continuo mutamento, i primi astronomi svilupparono sistemi di calcolo del tempo e di orientamento basati sulla posizione delle stelle, e degli altri corpi celesti. Differenti culture svilupparono modelli differenti, adattati e modificati a seconda delle nuove conoscenze tecniche e scientifiche. Tutte le conoscenze si basavano solo sull’osservazione diretta, da un punto preciso dello spazio, e sul tracciamento del moto apparente dei vari corpi.
Questa osservazione precisa dei moti celesti, fin dagli esordi si è mescolata con la filosofia e la religione, e in antichità non era raro che il concetto di astronomia e astrologia fossero sovrapposti. Un almanacco in cui le efemeridi e la cronomanzia si sovrappongono è il Tung Shing (通勝 anche chiamato Tong Shu, Tung Shu…) il tradizionale almanacco cinese che si tramanda essere derivato da un antichissimo calendario redatto dall’Imperatore Giallo Huang Di nel III millennio a.C. Questo tipo di almanacco è tuttora alla base di alcune tecniche del Feng Shui, come quella definita delle Stelle Volanti, o di tutta l’astrologia e la divinazione tradizionale cinese, come i Quattro Pilastri del Destino o lo Zi Wei Dou Shu. La versione ad oggi utilizzata, venne sviluppata durante la dinastia Qing (XVIII-XIX sec) che gli diede il nome Tung Shu, 通書 traducibile come “Il libro del tutto”.
Anche se per noi italiani può essere difficilmente comprensibile, a tutt’oggi in Cina e nel sud est asiatico, l’uso del Tung Shing è fondamentale nella vita di tutto i giorni. Per definire le date di eventi importanti come matrimoni o funerali e sepolture, ci si affida ancora al Tung Shing, o ancora meglio ad esperti di date selection, pratica che permette di conoscere il momento migliore per qualsiasi tipo di azione o rito da compiere.
Il tempo ciclico è diventato un tempo lineare: quel tempo mitico che regolava l’esistenza degli uomini, abbandonata la necessità agricola di affidarsi al susseguirsi delle stagioni, si è completamente svuotato del senso del ritorno. Proprio perchè la nostra percezione del tempo è cambiata, la comprensione profonda dell’importanza degli almanacchi finalizzati alla cronomanzia è irraggiungibile. Infatti anche se la scienza sta cominciando a definire la vera natura del tempo, che è molto lontana dal concetto di linearità, tutto il contesto mitico-rituale dell’eterno ritorno delle stagioni, non si può ridurre all’etichetta di superstizione. Soprattutto quando è sedimentato nella tradizione popolare.
Il Tung Shing è un calendario lunisolare, che a differenza degli almanacchi occidentali non si basa sul calendario gregoriano, ma sul calendario lunare civile ancora utilizzato nella vita quotidiana in Cina. Il calendario è caratterizzato dalla suddivisione in 24 termini solari, definibili come 24 momenti dell’anno con specifiche caratteristiche legate alle pratiche agricole. Ogni giornata è identificata attraverso un ciclo sessantennale, in cui le giornate vengono definite in base alle energie del giorno, suddivise tra energie celesti e terrestri, le seconde rappresentate attraverso gli animali zodiacali. Viene ritenuto, infatti, che a seconda del ciclo del pianeta Giove (in cinese 木星 Mùxīng) il nostro pianeta venga influenzato da differenti combinazioni energetiche, sottoposte al ciclo delle 5 Energie Wu Xing 五行.
Trovando tale ricorrenza in tutte le culture eurasiatiche, è verosimile ritenere che l’antica tradizione attestata presso i babilonesi, sia espressione del comune substrato culturale o di prestiti tra varie culture. Nello studio dell’uso che viene fatto quindi nella cronomanzia, si può dire che nella ritualità arcaica fossero il tempo e lo spazio, a definire l’efficacia dell’agire umano. In particolar modo, seguendo la geomanzia cinese, vediamo come tecniche quali le stelle volanti non sono solo incluse, ma anche dominanti di alcune discipline come il Feng Shui.
Quello che noi vediamo quotidianamente con il ciclo solare, a livello macroscopico si riflette sul ciclo delle stagioni. La nostra biologia, di fatto, grazie al lavoro dei mitocondri che generano energia proprio grazie all’esposizione solare, è sempre stata fortemente influenzata dalle variazioni stagionali, oltre che dall’ambiente con cui interagiamo. L’aiuto di un almanacco come il Tung Shing, quindi può essere quello di definire, attraverso una convenzione culturalmente accettata, tali variazioni nell’energia che percepiamo dall’ambiente e aiutarci a sfruttarle a nostro favore. Chiaramente questa lettura, come molte altre tecniche categorizzabili nell’ambito metafisico e/o pseudoscientifico, ancora oggi non ha visto ricerche specifiche che possano confermarne o negarne l’affidabilità. Che sia per gioco o per fiducia in una tradizione millenaria, gli almanacchi ancora non hanno abbandonato le nostre culture, e probabilmente continueranno a far sperare o temere giorni particolari. Di fatto, condizionando ancora una volta la nostra percezione del tempo.