Il termine tecnico per definire questo stato è Sick Building Syndrome, sindrome dell’edificio malato, quindi un insieme di fattori che causano effetti negativi sulla salute umana. Sembra siano leggermente più soggette le donne, e infatti molte ricerche vengono fatte anche per definire l’incidenza di genere. Ad esempio uno studio recente di analisi predittiva, su un campione di 154 lavoratori, ha definito l’impatto collegato alla SBS sul 74,4% delle donne e sul 68,5% degli uomini. Oltre alla SBS è stata definita anche la Building Related Illness (malattia associata all’edificio) che va ad impattare sul benessere personale con sintomi differenti. Entrambe però sono collegate alla qualità dell’aria: i contaminanti in essa presenti diventano scatenanti per una serie di patologie o sintomi. Questo perché i cittadini europei tendono a spendere quasi il 90% del loro tempo in edifici chiusi, subendone tutti i pro e i contro.
Quando parlo di contaminanti, seguendo le linee guida proposte dagli attuali standard analitici presi in considerazione da chi si occupa della qualità dell’aria in ambienti chiusi, intendo:
Non dobbiamo però pensare che la sola e inevitabile presenza di tutti questi possibili contaminanti sia fonte di problemi per la nostra salute: i problemi emergono nel momento in cui le percentuali diventano troppo alte e pertanto sfavoriscono il benessere nella permanenza in un ambiente.
Case o edifici antichi, magari non sottoposti a manutenzioni costanti, sono tra i primi a dover essere presi in considerazione nel caso una persona manifesti un senso di malessere nel permanere all’interno. Sul lungo periodo infatti le muffe, i materiali costruttivi inadeguati e le proliferazioni batteriche date da risalite di umidità o strutture non correttamente isolate, possono creare due range di sintomatologie differenti.
Nella SBS vengono riconosciute:
Nella BRI invece, oltre ai fenomeni irritativi a carico del sistema respiratorio, si aggiungono:
A volte quindi, fenomeni che ricordano i sintomi da raffreddamento o reazioni allergiche, non in presenza di patogeni influenzali o intolleranze riconosciute, dovrebbero essere indagati a livello abitativo o del luogo di lavoro (se si opera per più del 50% del proprio tempo in esso).
Se nell’edificio sono riscontrate tali problematiche, però, la via più semplice non è il trasloco o una pulizia di fondo. Nel primo caso, infatti, anche spostandoci in edifici nuovi potremmo incappare in ambienti inadeguati, nel secondo non sempre i contaminanti possono essere rimossi perché prodotti anche dal terreno o dall’aria esterna. Se infatti da un lato l’edificio nuovo dovrebbe evitare i problemi collegati a muffe e batteri, di contro potrebbe essere inserito in una zona ad alto uso di pesticidi (basti pensare a quelli a ridosso di campi a coltivazione intensiva, soprattutto di alberi da frutta) oppure avere rivestimenti sintetici, in pavimenti e mobili, che contengono formaldeide.
Esistono rari casi, soprattutto in aree vulcaniche, in cui esistono persino vere e proprie esalazioni che dal terreno invadono le case. Tuttavia, solitamente, le sintomatologie diventano più evidenti e a rapida evoluzione, e coinvolgono interi quartieri e non solo un’abitazione, questo anche quando si tratta di perdite da impianti sotterranei, come come la famosa perdita di metano ed etano avvenuta nel 2015 vicino a Porter Ranch, Los Angeles. In casi così estremi, comunque, non parliamo solo di SBS, ma di vero e proprio disastro naturale, però anche in eventi simili per quasi una settimana le persone hanno manifestato sintomatologie riconducibili alla scarsa qualità dell’aria, senza che gli enti preposti al controllo si occupassero della situazione.
Un ambiente adeguato, soprattutto in un ambito lavorativo in cui veniamo a contatto con molti altri individui, dovrebbe quindi sempre tenere in considerazione non solo la qualità dei materiali, ma anche la presenza di adeguati sistemi filtranti. Quando i condizionatori e gli impianti, spesso per questioni economiche, non sono puliti con regolarità o presentano filtri che non raggiungono gli standard di base, tutto l’accumulo e la movimentazione di polvere, patogeni e allergeni, crea seri danni a chi vive tali ambienti. I filtri infatti dovrebbero sempre essere adatti a intrappolare non solo i pollini, ma anche le piccole spore fungine o batteriche. Le stesse condense degli impianti, non dovrebbero per nessuna ragione rientrare nell’ambiente interno, perché in esse possono essere contenuti molti microbi, persino la Legionella. Esistono tavolette biocide da utilizzare sia nei deumidificatori che negli impianti di umidificazione, che evitano il proliferare di tali contaminanti, ma anche negli edifici ad uso pubblico, sono raramente utilizzate.
I Sapiens sono sensibili all’umidità nell’aria poiché influenza la funzionalità di termoregolazione ed evaporazione utilizzata dall’essere umano per controllare la temperatura corporea. Si percepisce molto di più il calore ambientale quando l’umidità relativa è alta. Quando l’umidità relativa è superiore all’80%, il sudore non può essere rilasciato a causa dell’interferenza col processo osmotico che ci permette di liberare acqua per abbassare la temperatura. Inoltre, un’umidità relativa superiore al 60%, in un’area supportata da un calore sufficiente, favorisce proprio la germinazione e la crescita delle spore di muffe che intaccano il nostro sistema respiratorio
Essendo principalmente collegata alla qualità dell’aria, infatti, la SBS tende a peggiorare quando l’umidità relativa di un ambiente non è adeguata. Come la temperatura e l’aerazione, non dobbiamo sottovalutare questo parametro. Si può pensare che essendo abituati al clima della propria zona di residenza, certe cose non ci colpiscano, eppure soprattutto in età più avanzata, molti problemi possono essere evitati cercando di mantenere la nostra casa e il nostro luogo di lavoro con il miglior equilibrio umità-temperatura possibile.
Quando cerchiamo di capire se siamo in presenza di un problema legato alla struttura, dobbiamo analizzare i tre soggetti chiamati in causa:
A volte infatti la percezione di essere in un edificio “malato”, non dipende dall’edificio stesso, ma dalla combinazione tra la naturale predisposizione della persona e l’attività svolta nell’edificio, soprattutto quando parliamo di lavoro. Un soggetto allergico o con reazioni istaminiche alte, infatti, potrebbe soffrire di reazioni respiratorie e cutanee anche in presenza di un ambiente di lavoro stressante (stress sociale, burnout o anche solo attività a ritmo troppo sostenuto). Di contro chi lavora in ambienti in cui vengono processate delle materie (artigianato e industria) viene molto più facilmente in contatto con inquinanti organici o chimici, rispetto ad una persona che lavora nei servizi.
Prima di trarre conclusioni, e magari cominciare a fare analisi dei contaminanti presenti nella propria abitazione, ufficio, officina, ecc… è importante essere sicure/i che non sia un evento riscontrabile in un solo soggetto, in quanto la peculiarità di ogni persona, può appunto far emergere sintomatologie sia effettivamente allergiche, che psicosomatiche. Nel momento, però, in cui vi è la certezza di essere in presenza di SBS o BRI, è fondamentale parlarne con il proprio medico curante, oppure in realtà aziendali direttamente all’RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza).
Quali sono, quindi, i consigli pratici per poter essere traquille/i in qualsiasi edificio:
Impariamo a sentire come si sta negli ambienti in cui passiamo più ore. Lasciamo che il nostro corpo percepisca tutte le sensazioni sgradevoli e anche quelle piacevoli, per comprendere se ci troviamo in un ambiente sano. Con la giusta sensibilità è possibile evitare molti problemi.